IL CONTESTO Il XVII secolo segnò la nascita della scienza moderna e vide la progressiva espansione degli imperi coloniali europei. Questi cambiamenti influenzarono non poco lo sviluppo delle arti, al pari di altri grandi eventi storici, quali la Controriforma e il consolidamento degli stati nazionali a opera di grandi monarchi come Luigi XIV. Gli studi e la divulgazione degli scritti di Galileo spiegano la precisione quasi “matematica” riscontrabile in molte opere figurative dell’epoca, così come l’affermazione del sistema copernicano, che priva l’uomo della centralità nell’universo riservatagli dal sistema tolemaico fino ad allora invalso, si tradusse nel trionfo della pittura di paesaggio, nella quale le presenze umane si riducono fino a scomparire. La fondazione delle colonie e il conseguente sviluppo di nuovi commerci indusse inoltre a descrivere numerosi luoghi e culture esotici fino ad allora sconosciuti.Le controversie e i movimenti religiosi influenzarono profondamente l’arte barocca. La Chiesa cattolica divenne uno dei più convinti mecenati e la Controriforma contribuì alla nascita di un’arte emozionale, drammatica e naturalistica, dalla quale traspare una chiara volontà di divulgazione della fede.Lo sfarzo, la volontà di stupire, il gusto per la sottigliezza e il paradosso portarono spesso nell’arte a una drammatizzazione delle situazioni e degli episodi e a un’esasperazione dei caratteri psicologici; quando tali tendenze non furono energicamente contrastate dall’opposta e altrettanto forte esigenza di ordine e solidità. Il mondo fu percepito come un teatro nel quale l’individuo, spinto ad agire secondo logica e razionalità tra evidenze sensibili, vive tuttavia con la consapevolezza che il proprio destino è riposto nella imperscrutabile grazia divina.
CARATTERISTICHE DELLO STILE BAROCCO: movimento, energia e tensione sono fra le caratteristiche principali dell’arte barocca; forti contrasti di luce e ombra accentuano l’effetto drammatico di dipinti, sculture e opere architettoniche. Nei quadri, negli affreschi, nei rilievi e nelle statue barocche vi sono inoltre spesso elementi che suggeriscono una proiezione verso lo spazio circostante, indistinto e infinito, grazie anche a un’attenta resa volumetrica e prospettica. La tendenza naturalistica è un’altra componente fondamentale dell’arte barocca; le figure umane ritratte non sono stereotipi, bensì individui, ognuno ben caratterizzato. Gli artisti di questo periodo erano affascinati dagli intimi meccanismi della mente e dalle convulse passioni dell’anima, che vollero ritrarre attraverso le caratteristiche fisiognomiche dei loro soggetti. Un senso di intensa spiritualità è presente in molte opere, in particolare nelle rappresentazioni di estasi, martiri o apparizioni miracolose, soprattutto a opera di artisti di paesi cattolici come l’Italia, la Spagna e la Francia. L’intensità, l’immediatezza, la cura per il dettaglio dell’arte barocca ne fanno tuttora uno degli stili più coinvolgenti per lo spettatore in tutto l’arco dell’arte occidentale.
PITTURA E SCULTURA BAROCCA IN ITALIA: Le radici del barocco vanno rintracciate nell’arte italiana del tardo XVI secolo. Come reazione al manierismo – caratterizzato dall’inquieto tentativo del superamento dei temi della tradizione attraverso l’enfatizzazione del difforme e dell’asimmetrico e il ricorso ai contrasti cromatici – molti artisti furono animati dal desiderio di un ritorno a un ordine classico. La scuola che si sviluppò intorno ai Carracci (Annibale, Agostino e Ludovico), ad esempio, tentò di liberare l’arte dalle sue complicazioni manieristiche recuperando i principi di chiarezza, monumentalità ed equilibrio propri del primo Rinascimento. Con gli affreschi del soffitto nella galleria di Palazzo Farnese (1597-1601), Annibale Carracci segnò una tappa fondamentale nello sviluppo della corrente “classicheggiante” del barocco. Tale impostazione stilistica caratterizzò le opere di pittori come Guido Reni, Domenichino, Francesco Albani, e di scultori come Alessandro Algardi, formatisi nella bottega dei Carracci e trasferitisi in seguito a Roma.Nella città dei papi giunse anche Caravaggio, che divenne in breve tempo il principale antagonista di Annibale Carracci e lo spirito guida di un’intera scuola di artisti barocchi, più orientata al naturalismo. Formatosi su temi e motivi della pittura lombarda del XV e XVI secolo, Caravaggio elaborò un personale e drammatico stile espressivo, incentrato su forti contrasti di luce e ombre: figure umane vive, “autentiche” nella loro caratterizzazione che attinge alla realtà e alla quotidianità, emergono con forza prepotente attraverso il chiaroscuro, palesando la loro intima verità.Roma divenne il centro della pittura barocca e molti artisti stranieri, come i francesi Nicolas Poussin e Claude Lorrain, elessero l’Urbe a sede della propria attività. Nel corso del primo ventennio del XVII secolo il naturalismo trovò grandi interpreti nei pittori qualificati come “caravaggeschi”, che operavano a Roma, a Napoli e nel Nord Italia: ricordiamo tra gli altri Orazio Gentileschi e la figlia Artemisia, Bartolomeo Manfredi, il Battistello, il francese Valentin de Boulogne, l’olandese Gerrit van Honthorst e lo spagnolo Jusepe de Ribera. Sebbene dopo il 1630 il naturalismo barocco stesse già vivendo una fase di declino in Italia, esso continuò a godere di grande fortuna in tutto il resto d’Europa fino alla fine del secolo.Intorno agli anni Trenta del Seicento si affermò nell’affresco uno stile decorativo che costituisce un inconfondibile tratto caratterizzante del periodo, soprattutto a Roma. Il soffitto dei palazzi e delle chiese romane fu affrescato con arditi scorci architettonici e sfondamenti prospettici sull’infinito del cielo, popolato di figure mitologiche o personaggi della storia sacra librati nell’azzurro e nel giallo della luce solare, adagiati su candide nubi o affacciati dagli edifici classicheggianti rappresentati. Esempi illustri di questo gusto per l’illusionismo spaziale sono l’Assunzione della Vergine (1625-1627) di Giovanni Lanfranco nella chiesa di Sant’Andrea della Valle a Roma; il Trionfo della Divina Provvidenza di Pietro da Cortona, affrescato sulla volta del salone di Palazzo Barberini a Roma ( 1633-1639); il grandioso Trionfo del nome di Gesù (1672-1683) del Baciccia, nella chiesa del Gesù a Roma. Per quanto riguarda la scultura, il primo notevole esempio di “ritorno alla natura” è offerto dalla Santa Cecilia di Stefano Maderno (1600, Santa Cecilia in Trastevere, Roma), ritratto della santa da morta, colta nella stessa posizione abbandonata in cui il suo corpo era stato rinvenuto nella chiesa di Trastevere.Fu Gian Lorenzo Bernini, tuttavia, a dominare la scultura barocca a Roma: già con i suoi primi gruppi marmorei, come Il ratto di Proserpina e Apollo e Dafne (1621-22, 1622-1624, Galleria Borghese, Roma), dimostrò una straordinaria abilità nel creare effetti di realistica tensione drammatica, grazie ai forti contrasti di chiaroscuro e alla cura per il particolare anatomico. La sua Estasi di santa Teresa (1645-1652, Cappella Cornaro, Santa Maria della Vittoria, Roma) è capolavoro di resa espressiva, improntata a una forte sensualità, e di composizione plastica, in un’articolata orchestrazione teatrale che costituisce un altro segno distintivo del barocco. Artista prediletto dall’autorità papale, Bernini realizzò per la basilica di San Pietro l’imponente baldacchino bronzeo (1624-1633) sull’altare maggiore e la Cattedra di San Pietro (1657-1666), splendide prove dello sfarzo e della munificenza della Chiesa cattolica romana, contro i quali tuonavano i sostenitori della Riforma.
ARCHITETTURA BAROCCA IN ITALIA: Scultore di riconosciuta grandezza (ricordiamo ancora tra le sue opere la Fontana dei fiumi in piazza Navona a Roma, 1648-1651), Bernini fu anche un importante e autorevole architetto. Oltre al colonnato che abbraccia la piazza San Pietro (1656-1667), progettò Palazzo Ludovisi (ora Palazzo Montecitorio) e Palazzo Chigi, e alcune chiese, tra cui Sant’Andrea al Quirinale (1658-1670).Fra i maggiori interpreti del primo barocco vi fu inoltre Carlo Maderno, che tra il 1606 e il 1612 costruì il prolungamento della navata e la facciata della basilica di San Pietro, e Francesco Borromini, autore tra l’altro del progetto per la chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane (1638-1641), a pianta ellittica, con elegante facciata concavo-convessa.Francesco Maria Richini e Baldassarre Longhena rappresentarono l’architettura barocca nell’Italia settentrionale. Il primo operò a Milano: a lui si deve la chiesa di San Giuseppe (1607-1630), il Palazzo di Brera, Palazzo Durini e la facciata curvilinea del Collegio Elvetico. Il secondo divenne famoso per la chiesa di Santa Maria della Salute (iniziata nel 1631), riccamente decorata, affacciata sul Canal Grande. Particolarmente spettacolare è l’opera di Guarino Guarini a Torino: la sua Cappella della Santa Sindone (1667-1690, parzialmente danneggiata da un incendio nel 1997) si distingue per l’ardita e intricata geometria delle forme.Anche a Napoli, a Lecce e in Sicilia l’architettura barocca ebbe notevole sviluppo. A Napoli si possono ammirare la facciata di Santa Maria della Sapienza (iniziata nel 1638), il chiostro della Certosa di San Martino (1623-1631) e la guglia di San Gennaro (iniziata nel 1631); a Lecce pregevoli esempi di stile barocco sono costituiti dalla cattedrale (1659-1670) e dalla basilica di Santa Croce (iniziata nel 1548); mentre tra i capolavori del tardo barocco siciliano bisogna citare almeno gli splendidi edifici di Noto, tra i quali la chiesa di San Francesco all’Immacolata, il monastero del Santissimo Salvatore e il Duomo (gravemente danneggiato da un crollo nel 1996).
LA MUSICA BAROCCA: Il termine musica barocca è utilizzato per classificare la musica composta durante il periodo di diffusione del barocco nell'arte. I principali compositori che oggi vengono considerati barocchi sono Bach, Händel e Antonio Vivaldi. L'utilizzo del termine barocco riferito alla musica è, tuttavia, uno sviluppo abbastanza recente, ed è fatto risalire ad una pubblicazione del musicologo Curt Sachs del 1919.La musica barocca è caratterizzata dall'uso della fuga e spesso da passaggi difficili e molto veloci.
LE FORME MUSICALI:La cantata sacra tedesca. Il concetto di "cantata sacra" è estraneo all'universo formale di Johann Sebastian Bach:il termine è stato infatti coniato soltanto nel XIX secolo per designare sommariamente le composizioni liturgiche settecentesche,su testo biblico, intonate da coro e solisti. Generalmente "le Kirchenkantaten" di J.S.Bach si aprono con un corale intonato in forma non polifonica, proseguono con una serie di arie, recitativi e concertati e si concludono con un corale elaborato in forma contrappuntistica. Il concerto grosso La genesi del concerto grosso va cercata nella pratica della cosiddetta sonata a tre da chiesa diffusa in modo particolare a Bologna verso la metà del Seicento, ma il modello formale più evoluto viene messo a punto a Roma, verso la fine del Seicento, da Arcangelo Corelli.I dodici Concerti dell'op.6 corrispondono alla fase "matura" del concerto grosso:un gruppo di solisti (nel caso di Corelli due violini e un violoncello)chiamato "concertino" o "soli" si contrappone all'intero corpo dell'orchestra, chiamato "grosso" o "tutti". Non una contrapposizione generica basata sulla semplice contrasto di sonorità, ma una rigorosa divisione del lavoro di carattere formale:al "grosso" spetta l'esposizione del ritornello, al concertino gli episodi solistici, secondo la successione di parti e movimenti tipica della sonata a tre che verrà poi ripresa dal concerto solistico. La suite: Le origini della suite si confondono inevitabilmente con la pratica antichissima di accompagnare e sostenere la danza con un numero più o meno elevato di voci o di strumenti, ma il termine "suite" appare per la prima volta in una raccolta pubblicata dal compositore francese Philippe Attaignant nel 1529. La pratica di codificare in modo rigoroso la denominazione e la successione delle diverse danze è però molto posteriore e avviene, in sostanza quando la suite diventa un "seguito" di danze puramente immaginarie. Si deve a Jakob Froberger, allievo di Frescobaldi, la riduzione della suite alle sue quattro danze "di base" (ALLEMANDA, CORRENTE, SARABANDA e GIGA) e sarà questo il modello di base che seguirà J.S.Bach per alcune delle sue Suite.Le sue Suite Inglesi, infatti, sono articolate in 8 danze. Il Canone: Il canone è la più semplice, la più antica, la più rigorosa forma di scrittura polifonica creata dalla musica colta occidentale. Il suo carattere specifico e dominante è dato dalla continua imitazione tra le parti (o voci) che lo costituiscono. Dopo che la prima voce espone lo stesso, identico motivo entrando però ad una certa distanza dalla prima. Si crea così una forma di imitazione o di sdoppiamento che crea generalmente un senso di estrema densità e coesione tra le parti. Una volta che la prima voce è stata raggiunta dalla seconda, infatti, si trova a dover elaborare un proprio percorso melodico autonomo (una "risposta") che non può non tenere conto delle relazioni intervallari e armoniche con il soggetto della seconda voce. Il numero delle voci di cui un canone può essere costituito non ha, teoricamente, limiti. La Corale: In origine il termine "corale" indica generalmente il canto monodico non accompagnato dalla liturgia cristiana. Dopo l'avvento della riforma luterana la parola viene ad indicare però, nella lingua italiana, il canto liturgico, anch'esso monodico, proprio della liturgia protestante. Il cuore musicale della riforma è costituito da un nuovo corpus di canti monodici, spesso di estrema semplicità e concentrazione melodica. I testi appartengono alla lingua della liturgia riformata, il tedesco, e abbandonano per sempre il vetusto latino dei padri della chiesa romana. I nuovi "corali" possono essere intonati "choralitier", ossia in forma monofonica, oppure "figuraliter" ossia in forma polifonica, grazie alla semplice armonizzazione della linea vocale di base. Di questa prassi, in uso sin dalla metà del Cinquecento, si avvarranno nei secoli successivi tutti i compositori tedeschi di fede luterana, ivi compreso, naturalmente, J.S. Bach. La sonata barocca: Il modello originario appare a Venezia verso la fine del Cinquecento, grazie agli organisti e ai violinisti che prestano servizio presso la Cappella della Basilica di San Marco, ma l'idea di una forma strumentale totalmente autonoma dalla musica vocale prende piede però nell'altro grande centro musicale dell'Italia del tempo: la Basilica di San Petronio a Bologna. È qui che l'ordito contrappuntistico della sonata rinascimentale si scioglie nelle sue due polarità nascoste: da un lato il basso continuo, dall'altro il libero gioco improvvisativo delle voci superiori. Nasce così il prototipo della cosiddetta "sonata a tre", il cui organico è costituito dal continuo e da due strumenti melodici. A partire dalla seconda metà del Seicento la sonata a tre si divide in due forme complementari: da un lato la "sonata da chiesa", inizialmente destinata a sostituire le parti mancanti della liturgia vocale e dunque caratterizzata da una severa scrittura contrappuntistica, dall'altro la "sonata da camera", indirizzata originariamente all'intrattenimento e quindi segnata dalla scrittura ritmico-melodica tipica delle forme di danza.
CARATTERISTICHE DELLO STILE BAROCCO: movimento, energia e tensione sono fra le caratteristiche principali dell’arte barocca; forti contrasti di luce e ombra accentuano l’effetto drammatico di dipinti, sculture e opere architettoniche. Nei quadri, negli affreschi, nei rilievi e nelle statue barocche vi sono inoltre spesso elementi che suggeriscono una proiezione verso lo spazio circostante, indistinto e infinito, grazie anche a un’attenta resa volumetrica e prospettica. La tendenza naturalistica è un’altra componente fondamentale dell’arte barocca; le figure umane ritratte non sono stereotipi, bensì individui, ognuno ben caratterizzato. Gli artisti di questo periodo erano affascinati dagli intimi meccanismi della mente e dalle convulse passioni dell’anima, che vollero ritrarre attraverso le caratteristiche fisiognomiche dei loro soggetti. Un senso di intensa spiritualità è presente in molte opere, in particolare nelle rappresentazioni di estasi, martiri o apparizioni miracolose, soprattutto a opera di artisti di paesi cattolici come l’Italia, la Spagna e la Francia. L’intensità, l’immediatezza, la cura per il dettaglio dell’arte barocca ne fanno tuttora uno degli stili più coinvolgenti per lo spettatore in tutto l’arco dell’arte occidentale.
PITTURA E SCULTURA BAROCCA IN ITALIA: Le radici del barocco vanno rintracciate nell’arte italiana del tardo XVI secolo. Come reazione al manierismo – caratterizzato dall’inquieto tentativo del superamento dei temi della tradizione attraverso l’enfatizzazione del difforme e dell’asimmetrico e il ricorso ai contrasti cromatici – molti artisti furono animati dal desiderio di un ritorno a un ordine classico. La scuola che si sviluppò intorno ai Carracci (Annibale, Agostino e Ludovico), ad esempio, tentò di liberare l’arte dalle sue complicazioni manieristiche recuperando i principi di chiarezza, monumentalità ed equilibrio propri del primo Rinascimento. Con gli affreschi del soffitto nella galleria di Palazzo Farnese (1597-1601), Annibale Carracci segnò una tappa fondamentale nello sviluppo della corrente “classicheggiante” del barocco. Tale impostazione stilistica caratterizzò le opere di pittori come Guido Reni, Domenichino, Francesco Albani, e di scultori come Alessandro Algardi, formatisi nella bottega dei Carracci e trasferitisi in seguito a Roma.Nella città dei papi giunse anche Caravaggio, che divenne in breve tempo il principale antagonista di Annibale Carracci e lo spirito guida di un’intera scuola di artisti barocchi, più orientata al naturalismo. Formatosi su temi e motivi della pittura lombarda del XV e XVI secolo, Caravaggio elaborò un personale e drammatico stile espressivo, incentrato su forti contrasti di luce e ombre: figure umane vive, “autentiche” nella loro caratterizzazione che attinge alla realtà e alla quotidianità, emergono con forza prepotente attraverso il chiaroscuro, palesando la loro intima verità.Roma divenne il centro della pittura barocca e molti artisti stranieri, come i francesi Nicolas Poussin e Claude Lorrain, elessero l’Urbe a sede della propria attività. Nel corso del primo ventennio del XVII secolo il naturalismo trovò grandi interpreti nei pittori qualificati come “caravaggeschi”, che operavano a Roma, a Napoli e nel Nord Italia: ricordiamo tra gli altri Orazio Gentileschi e la figlia Artemisia, Bartolomeo Manfredi, il Battistello, il francese Valentin de Boulogne, l’olandese Gerrit van Honthorst e lo spagnolo Jusepe de Ribera. Sebbene dopo il 1630 il naturalismo barocco stesse già vivendo una fase di declino in Italia, esso continuò a godere di grande fortuna in tutto il resto d’Europa fino alla fine del secolo.Intorno agli anni Trenta del Seicento si affermò nell’affresco uno stile decorativo che costituisce un inconfondibile tratto caratterizzante del periodo, soprattutto a Roma. Il soffitto dei palazzi e delle chiese romane fu affrescato con arditi scorci architettonici e sfondamenti prospettici sull’infinito del cielo, popolato di figure mitologiche o personaggi della storia sacra librati nell’azzurro e nel giallo della luce solare, adagiati su candide nubi o affacciati dagli edifici classicheggianti rappresentati. Esempi illustri di questo gusto per l’illusionismo spaziale sono l’Assunzione della Vergine (1625-1627) di Giovanni Lanfranco nella chiesa di Sant’Andrea della Valle a Roma; il Trionfo della Divina Provvidenza di Pietro da Cortona, affrescato sulla volta del salone di Palazzo Barberini a Roma ( 1633-1639); il grandioso Trionfo del nome di Gesù (1672-1683) del Baciccia, nella chiesa del Gesù a Roma. Per quanto riguarda la scultura, il primo notevole esempio di “ritorno alla natura” è offerto dalla Santa Cecilia di Stefano Maderno (1600, Santa Cecilia in Trastevere, Roma), ritratto della santa da morta, colta nella stessa posizione abbandonata in cui il suo corpo era stato rinvenuto nella chiesa di Trastevere.Fu Gian Lorenzo Bernini, tuttavia, a dominare la scultura barocca a Roma: già con i suoi primi gruppi marmorei, come Il ratto di Proserpina e Apollo e Dafne (1621-22, 1622-1624, Galleria Borghese, Roma), dimostrò una straordinaria abilità nel creare effetti di realistica tensione drammatica, grazie ai forti contrasti di chiaroscuro e alla cura per il particolare anatomico. La sua Estasi di santa Teresa (1645-1652, Cappella Cornaro, Santa Maria della Vittoria, Roma) è capolavoro di resa espressiva, improntata a una forte sensualità, e di composizione plastica, in un’articolata orchestrazione teatrale che costituisce un altro segno distintivo del barocco. Artista prediletto dall’autorità papale, Bernini realizzò per la basilica di San Pietro l’imponente baldacchino bronzeo (1624-1633) sull’altare maggiore e la Cattedra di San Pietro (1657-1666), splendide prove dello sfarzo e della munificenza della Chiesa cattolica romana, contro i quali tuonavano i sostenitori della Riforma.
ARCHITETTURA BAROCCA IN ITALIA: Scultore di riconosciuta grandezza (ricordiamo ancora tra le sue opere la Fontana dei fiumi in piazza Navona a Roma, 1648-1651), Bernini fu anche un importante e autorevole architetto. Oltre al colonnato che abbraccia la piazza San Pietro (1656-1667), progettò Palazzo Ludovisi (ora Palazzo Montecitorio) e Palazzo Chigi, e alcune chiese, tra cui Sant’Andrea al Quirinale (1658-1670).Fra i maggiori interpreti del primo barocco vi fu inoltre Carlo Maderno, che tra il 1606 e il 1612 costruì il prolungamento della navata e la facciata della basilica di San Pietro, e Francesco Borromini, autore tra l’altro del progetto per la chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane (1638-1641), a pianta ellittica, con elegante facciata concavo-convessa.Francesco Maria Richini e Baldassarre Longhena rappresentarono l’architettura barocca nell’Italia settentrionale. Il primo operò a Milano: a lui si deve la chiesa di San Giuseppe (1607-1630), il Palazzo di Brera, Palazzo Durini e la facciata curvilinea del Collegio Elvetico. Il secondo divenne famoso per la chiesa di Santa Maria della Salute (iniziata nel 1631), riccamente decorata, affacciata sul Canal Grande. Particolarmente spettacolare è l’opera di Guarino Guarini a Torino: la sua Cappella della Santa Sindone (1667-1690, parzialmente danneggiata da un incendio nel 1997) si distingue per l’ardita e intricata geometria delle forme.Anche a Napoli, a Lecce e in Sicilia l’architettura barocca ebbe notevole sviluppo. A Napoli si possono ammirare la facciata di Santa Maria della Sapienza (iniziata nel 1638), il chiostro della Certosa di San Martino (1623-1631) e la guglia di San Gennaro (iniziata nel 1631); a Lecce pregevoli esempi di stile barocco sono costituiti dalla cattedrale (1659-1670) e dalla basilica di Santa Croce (iniziata nel 1548); mentre tra i capolavori del tardo barocco siciliano bisogna citare almeno gli splendidi edifici di Noto, tra i quali la chiesa di San Francesco all’Immacolata, il monastero del Santissimo Salvatore e il Duomo (gravemente danneggiato da un crollo nel 1996).
LA MUSICA BAROCCA: Il termine musica barocca è utilizzato per classificare la musica composta durante il periodo di diffusione del barocco nell'arte. I principali compositori che oggi vengono considerati barocchi sono Bach, Händel e Antonio Vivaldi. L'utilizzo del termine barocco riferito alla musica è, tuttavia, uno sviluppo abbastanza recente, ed è fatto risalire ad una pubblicazione del musicologo Curt Sachs del 1919.La musica barocca è caratterizzata dall'uso della fuga e spesso da passaggi difficili e molto veloci.
LE FORME MUSICALI:La cantata sacra tedesca. Il concetto di "cantata sacra" è estraneo all'universo formale di Johann Sebastian Bach:il termine è stato infatti coniato soltanto nel XIX secolo per designare sommariamente le composizioni liturgiche settecentesche,su testo biblico, intonate da coro e solisti. Generalmente "le Kirchenkantaten" di J.S.Bach si aprono con un corale intonato in forma non polifonica, proseguono con una serie di arie, recitativi e concertati e si concludono con un corale elaborato in forma contrappuntistica. Il concerto grosso La genesi del concerto grosso va cercata nella pratica della cosiddetta sonata a tre da chiesa diffusa in modo particolare a Bologna verso la metà del Seicento, ma il modello formale più evoluto viene messo a punto a Roma, verso la fine del Seicento, da Arcangelo Corelli.I dodici Concerti dell'op.6 corrispondono alla fase "matura" del concerto grosso:un gruppo di solisti (nel caso di Corelli due violini e un violoncello)chiamato "concertino" o "soli" si contrappone all'intero corpo dell'orchestra, chiamato "grosso" o "tutti". Non una contrapposizione generica basata sulla semplice contrasto di sonorità, ma una rigorosa divisione del lavoro di carattere formale:al "grosso" spetta l'esposizione del ritornello, al concertino gli episodi solistici, secondo la successione di parti e movimenti tipica della sonata a tre che verrà poi ripresa dal concerto solistico. La suite: Le origini della suite si confondono inevitabilmente con la pratica antichissima di accompagnare e sostenere la danza con un numero più o meno elevato di voci o di strumenti, ma il termine "suite" appare per la prima volta in una raccolta pubblicata dal compositore francese Philippe Attaignant nel 1529. La pratica di codificare in modo rigoroso la denominazione e la successione delle diverse danze è però molto posteriore e avviene, in sostanza quando la suite diventa un "seguito" di danze puramente immaginarie. Si deve a Jakob Froberger, allievo di Frescobaldi, la riduzione della suite alle sue quattro danze "di base" (ALLEMANDA, CORRENTE, SARABANDA e GIGA) e sarà questo il modello di base che seguirà J.S.Bach per alcune delle sue Suite.Le sue Suite Inglesi, infatti, sono articolate in 8 danze. Il Canone: Il canone è la più semplice, la più antica, la più rigorosa forma di scrittura polifonica creata dalla musica colta occidentale. Il suo carattere specifico e dominante è dato dalla continua imitazione tra le parti (o voci) che lo costituiscono. Dopo che la prima voce espone lo stesso, identico motivo entrando però ad una certa distanza dalla prima. Si crea così una forma di imitazione o di sdoppiamento che crea generalmente un senso di estrema densità e coesione tra le parti. Una volta che la prima voce è stata raggiunta dalla seconda, infatti, si trova a dover elaborare un proprio percorso melodico autonomo (una "risposta") che non può non tenere conto delle relazioni intervallari e armoniche con il soggetto della seconda voce. Il numero delle voci di cui un canone può essere costituito non ha, teoricamente, limiti. La Corale: In origine il termine "corale" indica generalmente il canto monodico non accompagnato dalla liturgia cristiana. Dopo l'avvento della riforma luterana la parola viene ad indicare però, nella lingua italiana, il canto liturgico, anch'esso monodico, proprio della liturgia protestante. Il cuore musicale della riforma è costituito da un nuovo corpus di canti monodici, spesso di estrema semplicità e concentrazione melodica. I testi appartengono alla lingua della liturgia riformata, il tedesco, e abbandonano per sempre il vetusto latino dei padri della chiesa romana. I nuovi "corali" possono essere intonati "choralitier", ossia in forma monofonica, oppure "figuraliter" ossia in forma polifonica, grazie alla semplice armonizzazione della linea vocale di base. Di questa prassi, in uso sin dalla metà del Cinquecento, si avvarranno nei secoli successivi tutti i compositori tedeschi di fede luterana, ivi compreso, naturalmente, J.S. Bach. La sonata barocca: Il modello originario appare a Venezia verso la fine del Cinquecento, grazie agli organisti e ai violinisti che prestano servizio presso la Cappella della Basilica di San Marco, ma l'idea di una forma strumentale totalmente autonoma dalla musica vocale prende piede però nell'altro grande centro musicale dell'Italia del tempo: la Basilica di San Petronio a Bologna. È qui che l'ordito contrappuntistico della sonata rinascimentale si scioglie nelle sue due polarità nascoste: da un lato il basso continuo, dall'altro il libero gioco improvvisativo delle voci superiori. Nasce così il prototipo della cosiddetta "sonata a tre", il cui organico è costituito dal continuo e da due strumenti melodici. A partire dalla seconda metà del Seicento la sonata a tre si divide in due forme complementari: da un lato la "sonata da chiesa", inizialmente destinata a sostituire le parti mancanti della liturgia vocale e dunque caratterizzata da una severa scrittura contrappuntistica, dall'altro la "sonata da camera", indirizzata originariamente all'intrattenimento e quindi segnata dalla scrittura ritmico-melodica tipica delle forme di danza.
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